E’ da dimenticare, secondo esperti e consumatori, la stagione 2020 del tartufo, conclusasi tra mille difficoltà che hanno messo in crisi l’intera filiera. Sul mercato di Asti, riferimento per gli operatori nazionali ed esteri. I prezzi di prima mano sono saliti a 210 euro l’etto, mentre 320 euro hanno pagato i consumatori finali, con punte di 350-400 euro il 16 dicembre quando le estrazioni erano esaurite da una settimana.
La stagione 2019, sempre in media, aveva quotato rispettivamente 170 e 260 euro l’etto.«Preferisco non fare stime, anche se si è estratto sicuramente meno rispetto alla stagioni normali – precisa Mauro Carbone, direttore del Centro nazionale ricerche sul tartufo di Alba – Purtroppo con le sole fiere in presenza di Alba e Moncalvo (in Piemonte erano oltre una trentina tra grandi e piccole quelle svolte del 2019, ndr) e con le difficoltà a muoversi sui territori il turismo e l’indotto legato al mondo del tartufo hanno sofferto davvero moltissimo nonostante i forti acquisti da parte di alcuni Paesi europei e dal mercato asiatico in particolare».
Sottolineando una produzione a macchia di leopardo davvero divergente tra massimi e minimi negli areali tartufigeni, abbozzano invece una stima i vertici dell’Atam di Asti, una delle più importanti associazioni dei liberi trifulau tra le 10 attive in Piemonte. «Dove la siccità primaverile si è fatta sentire, sono valse a poco le eventuali piogge estive- evidenzia il presidente Piero Botto – Stimo un 20 per cento di cavato in meno ci sta tutto, anche se non pochi trifulau hanno estratto come nell’ottimo 2018». Il segretario Atam Paolo Carretto ipotizza una «forbice negativa fino a un meno 50 per cento» e aggiunge un particolare finora sconosciuto: «In molti casi è capitato che a pochi metri di distanza, tra piante dello stesso tipo, si sono cavati tartufi piccolissimi». In sintesi, se nel 2019 la produzione piemontese era di 70 quintali di pregiato Magnatum, quest’ultima non ha raggiunto i 55 quintali.
FONTE: LA STAMPA