A caccia dei tartufi siciliani: cresce il numero degli appassionati

Si chiamano cavatori e con i loro fedeli cani conoscono i boschi giusti per ogni tipo di tartufo e ogni stagione. Una nuova legge regionale ha messo ordine in questo settore Mario e Angelo seguono i loro fidati Achille e Holly nella ricerca del fungo più prezioso: il tartufo.

Anche se la Sicilia non è il Piemonte, con il suo famoso bianco d’Alba, anche qui di tartufi se ne possono trovare tanti, tutto l’anno, ci racconta Mario Prestifilippo, micolo, con una passione portata avanti in oltre 20 anni tra corsi, ricerche ed esperienza sul campo. Ne esistono di varie specie: bianchetto e scorzone, su tutti. Ognuno con un suo periodo dell’anno e tipico di alcuni alberi. In questi giorni è da poco cominciata la stagione invernale per il bianchetto. La poca pioggia estiva ne sta penalizzando quantità e grandezza. 

I cani, in particolare di razza lagotto romagnolo, sono i compagni insostituibili, grazie a un fiuto e a un carattere che li rende perfetti a scovare i tartufi. Anche se, dopo mesi e mesi di addestramento. 

Fino ad alcuni anni fa, incontrare cavatori – come si fanno chiamare i raccoglitori di tartufi – era cosa rara. Oggi, invece, gli appassionati sono in costante aumento tanto da aver ottenuto l’approvazione di una legge che per la prima volta ha messo ordine in Sicilia a questo settore. “Prima venivano da altre regioni, con le roulotte, con 6 cani per settimane. Raccoglievano tutto il tartufo possibile per poi rivenderlo altrove”, racconta Mario Prestifilippo. Ora, con questa legge che attende i decreti attuativi, bisognerà avere un patentino, frequentare un corso e sottostare a limiti su numero di cani e quantitativi raccolti. Alcuni ristoranti cominciano a proporre piatti con tartufo siciliano ma molto viene cucinato in casa dagli stessi cavatori: fettuccine, patè oppure, con l’abbinamento più classico, sull’uovo fritto. 

FONTE: TGR SICILIA

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